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PICCOLA STORIA IGNOBILE - VIA PAOLO FABBRI N 43
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Ma che piccola storia ignobile mi tocca raccontare, così solita e banale come tante,
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che non merita nemmeno due colonne su un giornale o una musica o parole un po' rimate,
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che non merita nemmeno l' attenzione della gente, quante cose più importanti hanno da fare,
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se tu te la sei voluta, a loro non importa niente,
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te l' avevan detto che finivi male...
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Ma se tuo padre sapesse qual' è stata la tua colpa rimarrebbe sopraffatto dal dolore,
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uno che poteva dire "guardo tutti a testa alta", immaginasse appena il disonore,
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lui che quando tu sei nata mise via quella bottiglia per aprirla il giorno del tuo matrimonio,
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ti sognava laureata, era fiero di sua figlia,
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se solo immaginasse la vergogna,
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se solo immaginasse la vergogna,
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se solo immaginasse la vergogna...
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E pensare a quel che ha fatto per la tua educazione, buone scuole e poca e giusta compagnia,
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allevata nei valori di famiglia e religione, di ubbidienza, castità e di cortesia,
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dimmi allora quel che hai fatto chi te l' ha mai messo in testa o dimmi dove e quando l'hai imparato
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che non hai mai visto in casa una cosa men che onesta
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e di certe cose non si è mai parlato
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e di certe cose non si è mai parlato
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e di certe cose non si è mai parlato...
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E tua madre, che da madre qualche cosa l' ha intuita e sa leggere da madre ogni tuo sguardo:
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devi chiederle perdono, dire che ti sei pentita, che hai capito, che disprezzi quel tuo sbaglio.
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Però come farai a dirle che nessuno ti ha costretta o dirle che provavi anche piacere,
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questo non potrà capirlo, perchè lei, da donna onesta,
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l' ha fatto quasi sempre per dovere,
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l' ha fatto quasi sempre per dovere,
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l' ha fatto quasi sempre per dovere...
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E di lui non dire male, sei anche stata fortunata: in questi casi, sai, lo fanno in molti.
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Sì, lo so, quando lo hai detto, come si usa, ti ha lasciata, ma ti ha trovato l' indirizzo e i soldi,
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poi ha ragione, non potevi dimostrare che era suo e poi non sei neanche minorenne
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ed allora questo sbaglio è stato proprio tutto tuo:
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noi non siamo perseguibili per legge,
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noi non siamo perseguibili per legge,
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noi non siamo perseguibili per legge...
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E così ti sei trovata come a un tavolo di marmo desiderando quasi di morire,
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presa come un animale macellato stavi urlando, ma quasi l' urlo non sapeva uscire
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e così ti sei trovata fra paure e fra rimorsi davvero sola fra le mani altrui,
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che pensavi nel sentire nella carne tua quei morsi
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di tuo padre, di tua madre e anche di lui,
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di tuo padre, di tua madre e anche di lui,
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di tuo padre, di tua madre e anche di lui?
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Ma che piccola storia ignobile sei venuta a raccontarmi, non vedo proprio cosa posso fare.
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Dirti qualche frase usata per provare a consolarti o dirti: "è fatta ormai, non ci pensare".
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E' una cosa che non serve a una canzone di successo, non vale due colonne su un giornale,
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se tu te la sei voluta cosa vuoi mai farci adesso
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e i politici han ben altro a cui pensare
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e i politici han ben altro a cui pensare
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e i politici han ben altro a cui pensare...
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CANZONE DI NOTTE N 2 - VIA PAOLO FABBRI N 43
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E un' altra volta è notte e suono,
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non so nemmeno io per che motivo, forse perchè son vivo
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e voglio in questo modo dire "sono"
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o forse perchè è un modo pure questo per non andare a letto
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o forse perchè ancora c'è da bere
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e mi riempio il bicchiere..
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E l' eco si è smorzato appena
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delle risate fatte con gli amici, dei brindisi felici
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in cui ciascuno chiude la sua pena,
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in cui ciascuno non è come adesso da solo con sé stesso
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a dir "Dove ho mancato, dov'è stato?",
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a dir "Dove ho sbagliato?"
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Eppure fa piacere a sera
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andarsene per strade ed osterie, vino e malinconie,
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e due canzoni fatte alla leggera
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in cui gridando celi il desiderio che sian presi sul serio
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il fatto che sei triste o che t'annoi
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e tutti i dubbi tuoi...
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Ma i moralisti han chiuso i bar
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e le morali han chiuso i vostri cuori e spento i vostri ardori:
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è bello ritornar "normalità",
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è facile tornare con le tante stanche pecore bianche!
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Scusate, non mi lego a questa schiera:
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morrò pecora nera!
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Saranno cose già sentite
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o scritte sopra un metro un po' stantìo, ma intanto questo è mio
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e poi, voi queste cose non le dite,
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poi certo per chi non è abituato pensare è sconsigliato,
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poi è bene essere un poco diffidente
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per chi è un po' differente...
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Ma adesso avete voi il potere,
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adesso avete voi supremazia, diritto e Polizia,
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gli dei, i comandamenti ed il dovere,
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purtroppo, non so come, siete in tanti e molti qui davanti
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ignorano quel tarlo mai sincero
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che chiamano "Pensiero"...
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Però non siate preoccupati,
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noi siamo gente che finisce male: galera od ospedale!
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Gli anarchici li han sempre bastonati
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e il libertario è sempre controllato dal clero, dallo Stato:
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non scampa, fra chi veste da parata,
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chi veste una risata...
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O forse non è qui il problema
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e ognuno vive dentro ai suoi egoismi vestiti di sofismi
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e ognuno costruisce il suo sistema
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di piccoli rancori irrazionali, di cosmi personali,
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scordando che poi infine tutti avremo
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due metri di terreno...
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E un' altra volta è notte e suono,
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non so nemmeno io per che motivo, forse perchè son vivo
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o forse per sentirmi meno solo
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o forse perchè a notte vivon strani fantasmi e sogni vani
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che danno quell' ipocondria ben nota,
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poi... la bottiglia è vuota...
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L'AVVELENATA - VIA PAOLO FABBRI N 43
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Ma s' io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, le attuali conclusioni
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credete che per questi quattro soldi, questa gloria da stronzi, avrei scritto canzoni;
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va beh, lo ammetto che mi son sbagliato e accetto il "crucifige" e così sia,
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chiedo tempo, son della razza mia, per quanto grande sia, il primo che ha studiato...
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Mio padre in fondo aveva anche ragione a dir che la pensione è davvero importante,
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mia madre non aveva poi sbagliato a dir che un laureato conta più d' un cantante:
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giovane e ingenuo io ho perso la testa, sian stati i libri o il mio provincialismo,
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e un cazzo in culo e accuse d' arrivismo, dubbi di qualunquismo, son quello che mi resta...
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Voi critici, voi personaggi austeri, militanti severi, chiedo scusa a vossìa,
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però non ho mai detto che a canzoni si fan rivoluzioni, si possa far poesia;
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io canto quando posso, come posso, quando ne ho voglia senza applausi o fischi:
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vendere o no non passa fra i miei rischi, non comprate i miei dischi e sputatemi addosso...
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Secondo voi ma a me cosa mi frega di assumermi la bega di star quassù a cantare,
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godo molto di più nell' ubriacarmi oppure a masturbarmi o, al limite, a scopare...
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se son d' umore nero allora scrivo frugando dentro alle nostre miserie:
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di solito ho da far cose più serie, costruire su macerie o mantenermi vivo...
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Io tutto, io niente, io stronzo, io ubriacone, io poeta, io buffone, io anarchico, io fascista,
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io ricco, io senza soldi, io radicale, io diverso ed io uguale, negro, ebreo, comunista!
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Io frocio, io perchè canto so imbarcare, io falso, io vero, io genio, io cretino,
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io solo qui alle quattro del mattino, l'angoscia e un po' di vino, voglia di bestemmiare!
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Secondo voi ma chi me lo fa fare di stare ad ascoltare chiunque ha un tiramento?
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Ovvio, il medico dice "sei depresso", nemmeno dentro al cesso possiedo un mio momento.
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Ed io che ho sempre detto che era un gioco sapere usare o no ad un certo metro:
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compagni il gioco si fa peso e tetro, comprate il mio didietro, io lo vendo per poco!
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Colleghi cantautori, eletta schiera, che si vende alla sera per un po' di milioni,
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voi che siete capaci fate bene a aver le tasche piene e non solo i coglioni...
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Che cosa posso dirvi? Andate e fate, tanto ci sarà sempre, lo sapete,
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un musico fallito, un pio, un teorete, un Bertoncelli o un prete a sparare cazzate!
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Ma s' io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, forse farei lo stesso,
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mi piace far canzoni e bere vino, mi piace far casino, poi sono nato fesso
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e quindi tiro avanti e non mi svesto dei panni che son solito portare:
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ho tante cose ancora da raccontare per chi vuole ascoltare e a culo tutto il resto!
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VIA PAOLO FABBRI N 43 - VIA PAOLO FABBRI N 43
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Fra "krapfen" e "boiate" le ore strane son volate,
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grasso l' autobus m' insegue lungo il viale
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e l' alba è un pugno in faccia verso cui tendo le braccia,
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scoppia il mondo fuori porta San Vitale
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e in via Petroni si svegliano,
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preparano libri e caffè
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e io danzo con Snoopy e con Linus
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un tango argentino col caschè!
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Se fossi più gatto, se fossi un po' più vagabondo,
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vedrei in questo sole, vedrei dentro l' alba e nel mondo,
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ma c'è da sporcarsi il vestito e c'è da sgualcire il gilet:
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che mamma mi trovi pulito qui all' alba in via Fabbri 43!
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I geni musicali preannunciati dai giornali
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hanno officiato e i sacri versi hanno cantati,
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le elettriche impazziscono, sogni e malattie guariscono,
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son poeti, santi, taumaturghi e vati:
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con gioia e tremore li seguo
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dal fondo della mia città,
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poi chiusa la soglia do sfogo
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alla mia turpe voglia.... ascolto Bach!
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Se solo affrontassi la mia vita come la morte,
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avrei clown, giannizzeri, nani a stupir la tua corte,
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ma voci imperiose mi chiamano e devo tornare perchè
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ho un posto da vecchio giullare qui in via Paolo Fabbri 43!
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Gli arguti intellettuali trancian pezzi e manuali,
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poi stremati fanno cure di cinismo,
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son pallidi nei visi e hanno deboli sorrisi
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solo se si parla di strutturalismo.
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In fondo mi sono simpatici
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da quando ho incontrato Descartes:
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ma pensa se le canzonette
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me le recensisse Roland Barthes!
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Se fossi accademico, fossi maestro o dottore,
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ti insignirei in toga di quindici lauree ad honorem,
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ma a scuola ero scarso in latino e il "pop" non è fatto per me:
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ti diplomerò in canti e in vino qui in via Paolo Fabbri 43!
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Jorge Luis Borges mi ha promesso l' altra notte
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di parlar personalmente col "persiano",
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ma il cielo dei poeti è un po' affollato in questi tempi,
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forse avrò un posto da usciere o da scrivano:
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dovrò lucidare i suoi specchi,
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trascriver quartine a Kayyam,
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ma un lauro da genio minore
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per me, sul suo onore, non mancherà...
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Se avessi coraggio, se aprissi del tutto le porte,
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farei fuochi greci e girandole per la tua fronte,
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ma sai cosa io pensi del tempo e lui cosa pensa di me:
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sii saggia com' io son contento qui in via Paolo Fabbri 43!
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La piccola infelice si è incontrata con Alice
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ad un summit per il canto popolare,
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Marinella non c' era, fa la vita in balera
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ed ha altro per la testa a cui pensare:
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ma i miei ubriachi non cambiano,
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soltanto ora bevon di più
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e "il frate" non certo la smette
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per fare lo speaker in TV.
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Se fossi poeta, se fossi più bravo e più bello,
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avrei nastri e gale francesi per il tuo cappello,
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ma anche i miei eroi sono poveri, si chiedono troppi perchè:
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già sbronzi al mattino mi svegliano urlando in via Fabbri 43!
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Gli eroi su Kawasaki coi maglioni colorati
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van scialando sulle strade bionde e fretta,
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personalmente austero vesto in blu perchè odio il nero
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e ho paura anche d' andare in bicicletta:
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scartato alla leva del jet-set,
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non piango, ma compro le Clark,
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se devo emigrare in America,
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come mio nonno, prendo il tram!
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Se tutto mi uscisse, se aprissi del tutto i cancelli,
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farei con parole ghirlande da ornarti i capelli,
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ma madri e morali mi chiudono,
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ritorno a giocare da me:
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do un party, con gatti e poeti,
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qui all' alba in via Fabbri 43!
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CANZONE QUASI D'AMORE - VIA PAOLO FABBRI N 43
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Non starò più a cercare parole che non trovo
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per dirti cose vecchie con il vestito nuovo,
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per raccontarti il vuoto che, al solito, ho di dentro
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e partorire il topo vivendo sui ricordi, giocando coi miei giorni, col tempo...
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O forse vuoi che dica che ho i capelli più corti
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o che per le mie navi son quasi chiusi i porti;
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io parlo sempre tanto, ma non ho ancora fedi,
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non voglio menar vanto di me o della mia vita costretta come dita dei piedi...
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Queste cose le sai perchè siam tutti uguali
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e moriamo ogni giorno dei medesimi mali,
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perchè siam tutti soli ed è nostro destino
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tentare goffi voli d' azione o di parola,
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volando come vola il tacchino...
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Non posso farci niente e tu puoi fare meno,
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sono vecchio d' orgoglio, mi commuove il tuo seno
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e di questa parola io quasi mi vergogno,
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ma c'è una vita sola, non ne sprechiamo niente in tributi alla gente o al sogno...
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Le sere sono uguali, ma ogni sera è diversa
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e quasi non ti accorgi dell' energia dispersa
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a ricercare i visi che ti han dimenticato
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vestendo abiti lisi, buoni ad ogni evenienza, inseguendo la scienza o il peccato...
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Tutto questo lo sai e sai dove comincia
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la grazia o il tedio a morte del vivere in provincia
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perchè siam tutti uguali, siamo cattivi e buoni
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e abbiam gli stessi mali, siamo vigliacchi e fieri,
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saggi, falsi, sinceri... coglioni!
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Ma dove te ne andrai? Ma dove sei già andata?
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Ti dono, se vorrai, questa noia già usata:
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tienila in mia memoria, ma non è un capitale,
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ti accorgerai da sola, nemmeno dopo tanto, che la noia di un altro non vale...
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D' altra parte, lo vedi, scrivo ancora canzoni
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e pago la mia casa, pago le mie illusioni,
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fingo d' aver capito che vivere è incontrarsi,
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aver sonno, appetito, far dei figli, mangiare,
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bere, leggere, amare... grattarsi!
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IL PENSIONATO - VIA PAOLO FABBRI N 43
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Lo sento da oltre il muro che ogni suono fa passare,
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l' odore quasi povero di roba da mangiare,
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lo vedo nella luce che anch' io mi ricordo bene
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di lampadina fioca, quella da trenta candele,
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fra mobili che non hanno mai visto altri splendori,
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giornali vecchi ed angoli di polvere e di odori,
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fra i suoni usati e strani dei suoi riti quotidiani:
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mangiare, sgomberare, poi lavare piatti e mani.
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Lo sento quando torno stanco e tardi alla mattina
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aprire la persiana, tirare la tendina
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e mentre sto fumando ancora un'altra sigaretta,
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andar piano, in pantofole, verso il giorno che lo aspetta
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e poi lo incontro ancora quando viene l' ora mia,
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mi dà un piacere assurdo la sua antica cortesia:
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"Buon giorno, professore. Come sta la sua signora?
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E i gatti? E questo tempo che non si rimette ancora..."
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Mi dice cento volte fra la rete dei giardini
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di una sua gatta morta, di una lite coi vicini
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e mi racconta piano, col suo tono un po' sommesso,
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di quando lui e Bologna eran più giovani di adesso...
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Io ascolto e i miei pensieri corron dietro alla sua vita,
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a tutti i volti visti dalla lampadina antica,
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a quell' odore solito di polvere e di muffa,
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a tutte le minestre riscaldate sulla stufa,
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a quel tic-tac di sveglia che enfatizza ogni secondo,
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a come da quel posto si può mai vedere il mondo,
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a un' esistenza andata in tanti giorni uguali e duri,
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a come anche la storia sia passata fra quei muri...
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Io ascolto e non capisco e tutto attorno mi stupisce
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la vita, com'è fatta e come uno la gestisce
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e i mille modi e i tempi, poi le possibilità,
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le scelte, i cambiamenti, il fato, le necessità
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e ancora mi domando se sia stato mai felice,
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se un dubbio l' ebbe mai, se solo oggi si assopisce,
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se un dubbio l' abbia avuto poche volte oppure spesso,
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se è stato sufficiente sopravvivere a se stesso...
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Ma poi mi accorgo che probabilmente è solo un tarlo
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di uno che ha tanto tempo ed anche il lusso di sprecarlo:
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non posso o non so dir per niente se peggiore sia,
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a conti fatti, la sua solitudine o la mia...
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Diremo forse un giorno: "Ma se stava così bene..."
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Avrà il marmo con l' angelo che spezza le catene
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coi soldi risparmiati un po' perchè non si sa mai,
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un po' per abitudine: "eh, son sempre pronti i guai" .
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Vedremo visi nuovi, voci dai sorrisi spenti:
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"Piacere", "E' mio", "Son lieto", "Eravate suoi parenti?"
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E a poco a poco andrà via dalla nostra mente piena:
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soltanto un' impressione che ricorderemo appena...
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